Quante volte in una discussione riguardante i pannelli fotovoltaici applicati ad un contesto domestico abbiamo sentito dire da qualcuno: permetteranno anche di risparmiare, di far del bene al pianeta ma messi così sul tetto della casa, quanto sono disarmonici nel complesso? Fortunatamente sono molti i progressi fatti nell’ambito del fotovoltaico congiunto a quello dell’edilizia così anche i più scettici sull’estetica dei pannelli, vengono sempre più accontentati. 

Uno degli ultimi passi compiuti nel campo delle soluzioni innovative legate al fotovoltaico ci riguarda da molto vicino e vede come protagonista le finestre fotovoltaiche, che da fantascienza diventano sempre più realtà grazie ad una ricerca condotta da CNR e dall’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’azienda spin off dell’Università “Glass to Power”. Il nostro paese aggiunge un altro successo nel campo del fotovoltaico e in questo caso nella sua integrazione nell’edilizia. In particolare, la ricerca ha permesso di creare un materiale dal connubio perfetto dato da un basso impatto ambientale e un alto rendimento, utilizzato successivamente per mettere a punto i concentratori solari a luminescenza o “luminescent solar concentrator” (LSC). 

A questo punto è lecito chiedersi: cosa sono i concentratori solari luminescenti? 

Il concentratore solare è un materiale, capace di raccogliere la radiazione solare in entrata su ampie lunghezze, convertendola in luminescenza e convogliandola verso celle solari per produrre energia elettrica; in realtà, si tratta di una tecnologia che era nota già da tempo ma nel caso della ricerca in questione, la vera innovazione è a livello di sintesi del materiale. Infatti, si tratta di un processo a elevato rendimento, semplice, rapido; lungo il procedimento si fa ricorso a tecniche meccanochimiche invece di impiegare solventi, più inquinanti e dannosi per la salute. Si tratta quindi di un materiale a tutti gli effetti più ecologico per via del suo basso impatto ambientale nell’estrapolarlo. Tutti questi aspetti contribuiscono a dare una marcia in più a questo dispositivo prodotto dall’azienda, che dà la possibilità di realizzare finestre dall’estetica più accattivante. 

Vediamo ora come è stato possibile arrivare a questo tipo di materiale e come funzioni lo step successivo arrivando alla finestra fotovoltaica. Prima di tutto il condensatore è un derivato di un semiconduttore cristallino allo stato liquido che è il benzotieno-benzotiofene (BTBT) e quello che hanno fatto i ricercatori è stato miscelare i reagenti a secco all’interno di un vibromiscelatore. Una volta che il materiale è stato sintetizzato attraverso il procedimento citato prima, viene fatto disperdere all’interno di lastre in plexiglass che non sono nient’altro che delle finestre. Da qui, le molecole che compongono il concentratore assorbono le radiazioni solare che saranno poi trasferite ai bordi della lastra; il plexiglass funge da barriera e blocca le radiazioni. Negli infissi delle finestre, ci sono piccole e invisibili celle fotovoltaiche che convertono l’emissione solare in energia elettrica. 

La grande differenza che ci propone questa ricerca, a differenza dei pannelli fotovoltaici che bene conosciamo e che a primo impatto ci viene da immaginare scuri e opachi, è la possibilità di realizzare dei pannelli trasparenti che presentano dei grandi vantaggi funzionali ed estetici, rappresentando una nuova opportunità di impiego del fotovoltaico integrato nell’edilizia. 

L’Italia gioca quindi un ruolo molto attivo nel campo delle fonti rinnovabili; un altro esempio è l’innovazione legata al riciclo dei vecchi pannelli fotovoltaici andando a mitigare le tante discussioni che si sono accese in merito. Lo scopo indiretto è quello di rendere accessibile a tutti una certa sostenibilità con comportamenti che vadano a salvaguardare l’ambiente, dimostrando come una tecnologia già esistente possa diventare sempre più green attraverso una riconversione.

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